Scegliere saggiamente senza lasciarsi ingannare

Strade e scale da dover prendere


 

L’anziano Bruce R. McConkie disse: “Per la natura propria delle cose, i segni dei tempi non cesseranno sino alla venuta del Signore. Quelli relativi al caos, all’agitazione e all’angoscia delle nazioni continueranno in futuro con una forza ancora più distruttiva. […] Ci sarà una sempre maggiore polarizzazione di vedute” (Bruce R. McConkie, Millennial Messiah, 404).


La polarizzazione porta ciascuna parte a negare a priori la validità della posizione contraria. Questo impedisce una valutazione oggettiva, scevra da ideologie, che potrebbe invece aiutare a trovare molti punti di raccordo e una soluzione comune.


La polarizzazione inoltre porta con sé il grande fardello dell’alienazione che è il primo passo per il conflitto. Quando ci si chiude al dialogo, arroccandosi sulle proprie posizioni, automaticamente si alza un muro che lascia fuori tutti coloro che non la pensano come noi e i quali diventano inevitabilmente nemici da combattere.


I dibattiti accesi e talvolta intolleranti in merito alla politica, ai vaccini, alle rivendicazioni LGBT e qualunque altro argomento del momento che riempiono Internet sembrano poter essere riassunti perfettamente dalle parole profetiche dell’anziano McConkie e dalla descrizione di polarizzazione qui sopra.


Questo livello estremo di polarizzazione sembra generare i sentimenti descritti dal profeta Joseph Smith: “Si vedeva che gli apparentemente buoni sentimenti […] erano più pretesi che reali; poiché ne seguì una scena di grande confusione e di cattivi sentimenti; [uno] disputava contro [un altro] […] cosicché tutti i loro buoni sentimenti l’uno per l’altro, se mai ne avevano avuto alcuno, si persero interamente in un conflitto di parole e in una controversia sulle opinioni.” (Joseph Smith ― Storia 1:6).


Sembra che ormai il dibattito non possa più avvenire civilmente e ciascuno, per dare forza alla propria posizione, sembra aver bisogno di urlarla e di sostanziarla negando qualunque asserzione della parte opposta, addirittura dati di fatto incontrovertibili.


Questo atteggiamento ricorda le parole del presidente Boyd K. Packer il quale disse: “La tolleranza viene spesso pretesa ma raramente ricambiata” (Boyd K. Packer, Be Not Afraid; discorso tenuto all’Istituto di Religione di Ogden, 16 novembre 2008, 5).


Alwi Shihab, inviato speciale del presidente indonesiano nel Medio Oriente e presso l’Organizzazione della cooperazione islamica, ha detto: “È una triste realtà il fatto che anche [chi si sforza] di combattere il radicalismo […] spesso diventa lui stesso radicale, e pertanto controproducente” (Alwi Shihab, Building Bridges to Harmony Through Understanding, 10 ottobre 2016).
Shihab sembra aver catturato l’aspetto più deleterio del dibattito: nella difesa della sua libertà contro il supposto radicalismo della parte opposta, il difensore diventa egli stesso radicale e purtroppo la sua azione diventa controproducente.


Ma cosa significa nello specifico dei vari dibattiti sui temi più disparati? Come cittadini delle nostre comunità veniamo spesso chiamati a confrontarci su vari dibattiti, come per esempio il dibattito sui diritti LGBT, il dibattito sulla teoria gender, il dibattito sui vaccini, il dibattito politico, il dibattito sul veganismo, il dibattito sull’uso di forme di cura alternative, il dibattito sui rifugiati. Come orientarsi?
Il giusto interrogarsi sui vari aspetti di una questione si tramuta rapidamente in una negazione totale delle ragioni dell’altro cercando così la messa al bando di qualunque idea contraria alla propria.
Quale che sia l’oggetto del dibattere, tutti i membri della Chiesa sono invitati a partecipare in maniera civile e rispettosa. Per formarsi una propria opinione, sono anche invitati a valutare bene la situazione, soppesando tutti i pro e i contro – ogni aspetto – in maniera informata, avendo fiducia nelle istituzioni e prendendo consiglio dalla storia. Nel cercare di orientarsi però i membri della Chiesa potrebbero essere confusi.


Di un suo momento di indecisione il profeta Joseph Smith scrisse: “Mentre ero travagliato dalle estreme difficoltà causate dalle controversie di questi gruppi […], stavo un giorno leggendo l’Epistola di Giacomo, primo capitolo, quinto versetto, che dice: Che se qualcuno di voi manca di sapienza, la chiegga a Dio che dona a tutti liberalmente senza rinfacciare, e gli sarà donata. […] Alla fine giunsi alla conclusione che dovevo o rimanere nelle tenebre e nella confusione o altrimenti dovevo fare come indica Giacomo, cioè chiedere a Dio. Alla fine giunsi alla determinazione di ‘chiedere a Dio’, concludendo che se Egli dava la sapienza a coloro che mancavano di sapienza, e avrebbe dato liberalmente e senza rinfacciare, potevo tentare” (Joseph Smith ― Storia 1:11, 13).


Consci dell’esperienza di Joseph Smith, dovremmo seguire il suo esempio e l’invito di Nefi, il profeta del Libro di Mormon, il quale disse: “Applicai infatti a noi tutte le Scritture, affinché questo ci potesse essere di profitto e di istruzione” (1 Nefi 19:23).


Dobbiamo ricordare che anche il retto Zeniff fu ingannato dall’astuzia, dalla menzognera scaltrezza e dalle belle promesse di re Laman (vedere Mosia 10:18). Spesso coloro che ci confondono non sono mentitori incalliti né persone malvagie che cercano di sviarci, ma semplicemente persone che hanno sposato una causa sbagliata senza rendersi conto di essere pericolosamente nell’errore. Il risultato però è sempre lo stesso: se li seguiamo possiamo andare incontro ad “anni di sofferenza” come ricorda il Libro di Mormon.


Ogni membro è invitato a informarsi per prendere, con l’aiuto della preghiera, la decisione migliore, senza lasciarsi sballottare qua e là dagli uomini (vedere Efesini 4:14), ma attingendo dalle fonti migliori, cercando di capire quale corso seguire mediante lo studio e anche mediante la fede (vedere Dottrina e Alleanze 109:7).