
Da sempre le donne della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni dai diciotto anni in su trovano sostegno, conforto e amore nella Società di Soccorso.
Oggi si celebra il 175° anniversario della Società di Soccorso organizzata il 17 marzo del 1842 dal profeta Joseph Smith, il quale insegnò che era stata organizzata per istruire ogni meravigliosa figlia di Dio nell’arte di essere donna, figlia, sorella, moglie e madre, di insegnarsi a vicenda come accrescere la fede in Gesù Cristo, nella Sua Espiazione, imparando a prendersi cura di chi è nel bisogno e a salvare le anime.
Quando entra a far parte della Società di Soccorso ogni sorella si impegna a essere una discepola di Cristo sforzandosi di vivere una vita retta che le permetterà di rafforzare la sua famiglia e di tener fede alle alleanze contratte nel tempio. A queste sorelle viene insegnato di ricercare e scoprire la propria discendenza divina e il proprio potenziale attraverso la comprensione di essere davvero e letteralmente figlie di Dio tramite lo studio delle Scritture e la ricerca di rivelazioni personali per ricevere il potere di adempiere tutte le responsabilità affidate loro.
L’anziano M. Russell Ballard a questo riguardo ha detto: “Ogni sorella nella Chiesa che ha fatto alleanze con il Signore ha il mandato divino di aiutare a salvare le anime, guidare le donne del mondo, rafforzare le case di Sion ed edificare il regno di Dio”.
Quando scegliamo di seguire il piano di Dio che è stato preparato per noi diamo un senso alla nostra vita e, se ci sforziamo di seguire la Sua direzione, riceviamo sicurezza e benedizioni, e le donne sono una di esse.
Il loro lavoro è meraviglioso e la loro capacità di portare i fardelli degli altri e di alleviare il dolore di chi soffre è un dono.
Mentre si riuniscono per imparare e servire, non solo al di fuori ma anche tra loro, il puro amore di Cristo è palpabile tra loro e chiunque ne viene a contatto rimane segnato mentre loro ne traggono motivazione.
Una delle caratteristiche che le contraddistinguono è la capacità di impegnarsi a non giudicare gli altri per le loro azioni o per le loro scelte ma di comprendere che nessuno di noi, su questa terra, è perfetto.
Questa storia molto bella venne raccontata dal presidente Monson in un discorso alla conferenza generale di ottobre 2010 intitolato “La carità non verrà mai meno”: “Una donna di nome Mary Bartels viveva proprio di fronte all’entrata di una clinica ospedaliera. La sua famiglia viveva al piano terra e affittava le stanze al piano di sopra ai pazienti dell’ambulatorio.
Una sera un uomo anziano davvero di brutto aspetto giunse alla sua porta per chiedere se avevano posto per la notte. Era curvo e grinzoso, e il suo viso era asimmetrico, gonfio, rosso e infiammato. Disse di essere alla ricerca di una stanza da mezzogiorno, ma senza successo. “Credo che sia per la mia faccia”, disse. “So che è terribile, ma il mio dottore dice che potrebbe migliorare con altri trattamenti”. Aggiunse che sarebbe stato felice di dormire sulla sedia a dondolo del portico. Mentre parlava con lui, Mary si rese conto che nell’esile corpo di quell’uomo anziano c’era un grande cuore. Anche se le sue camere erano tutte occupate, gli disse di aspettare sulla sedia finché non gli avesse trovato un luogo in cui riposare.
Quando fu il momento di andare a dormire, il marito di Mary preparò un lettino da campeggio. Quando andò a controllare al mattino, ella trovò la biancheria ben piegata e l’uomo che era fuori sul portico. Rifiutò la colazione, ma subito prima di andare a prendere l’autobus chiese se poteva tornare per il prossimo trattamento. “Non vi darò alcun disturbo”, promise. “Posso dormire anche su una sedia”. Mary lo rassicurò che poteva tornare.
Per parecchi anni l’uomo anziano andò a fare i suoi trattamenti e stette a casa di Mary; poiché era un pescatore, portava sempre in dono pesce o verdure del suo orto. Altre volte inviava dei pacchi postali.
Quando Mary riceveva questi doni premurosi, spesso pensava al commento della sua vicina dopo che quel vecchio sfigurato e curvo aveva lasciato la casa di Mary quel primo mattino. “Hai ospitato quell’uomo dall’aspetto orribile la scorsa notte? Io l’ho mandato via. Puoi perdere dei clienti se ospiti gente del genere”.
Mary sapeva che forse una o due volte aveva perso dei clienti, ma pensava: “Oh, se solo lo avessero conosciuto, forse la loro malattia sarebbe stata più facile da sopportare”.
Dopo la morte dell’uomo, una volta Mary si ritrovò con un’amica che aveva una serra. Mentre guardava i suoi fiori, Mary notò un bellissimo crisantemo dorato, ma si chiese perché stesse crescendo in un secchio ammaccato, vecchio e arrugginito. L’amica spiegò: “Ho finito tutti i vasi e, sapendo quanto sarebbe stato bello questo fiore, ho pensato che non avrebbe avuto importanza se fosse nato in questo vecchio secchio. È solo per un po’, finché non potrò metterlo in giardino”.
Mary sorrise mentre immaginava questa scena in cielo. “Eccone una particolarmente bella”, può aver detto Dio quando fu il turno dell’anima del piccolo uomo anziano. “Non avrà importanza se nascerà in questo piccolo corpo deforme”. Ma quello accadde tanto tempo fa e nel giardino di Dio quanto sarà alta e straordinaria quest’anima deliziosa.
Le apparenze possono ingannare, sminuendo una persona. Il Salvatore ammonì: “Non giudicate secondo l’apparenza”.
Ogni preziosa sorella, ogni giorno, è invitata a guardare con il cuore, a sostenere, a servire e ad amare il prossimo come il Salvatore ci ha insegnato.